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sabato 20 aprile 2024

La nebbia dell'età

 

Mentre mi aggiro per casa ancora in mutande, in attesa di trovare il momento propizio per un bel bagno caldo in questo sabato frizzantino in cui venti freddi provenienti dall'Artico sono riusciti a spingere lontano l'insolito calore estivo in questo inizio di primavera, Maria Luisa è intenta nella correzione di alcuni elaborati dei suoi studenti e non manca di farmi sapere quanto sia bello il componimento del ragazzo di cui sta ora leggendo sul foglio di protocollo.

Mi avvicino e lei, senza distogliere troppo lo sguardo dallo scritto, quasi meccanicamente, mi allunga la fotocopia della traccia che è stata data agli studenti e m'invita a leggerla. Sono interessato, ben più di altre volte in cui mi fa partecipe di quel che passa per le sue mani nell'adempimento di un dovere professionale che spesso la tiene occupata in orari in cui altri si stanno rilassando dopo una giornata lavorativa impegnativa e dove magari non si sono neppure astenuti dall'esprimere qualche commento in direzione del corpo docente che sulla carta avrebbe invidiabilmente meno ore lavorative e più ferie.

Leggo il testo della seconda proposta e, nell'estratto da un'opera di Carlo Levi, mi sorprendo di trovare riflessioni esattamente sovrapponibili a quelle che mi è capitato di fare e che in parte ho riversato anche nei miei scritti. Dico a mia moglie che per un giovane dovrebbe essere abbastanza difficile riuscire a comprendere a fondo ogni sfumatura presente nei pochi capoversi su cui elaborare una riflessione argomentativa. 

Azzardo allora un paragone. Per un adulto ormai in età avanzata potrebbe essere come mirare un panorama dall'alto e distinguere zone avvolte ancora nella bruma mattutina ed altre più ventilate che stanno già godendo di un rilucente sole. Per un giovane collocato più in basso intravedo invece la difficoltà nel dover esprimere un commento sullo stato di quel luogo trovandosi immerso nella nebbia dell'età che impedisce di distinguere bene in lontananza e dipanare agevolmente ansie e tormenti che ogni epoca porta inevitabilmente in sé.


lunedì 15 aprile 2024

Come se non

 C'è una parte del mondo che vive "come se non" e la restante "come se invece sì". E ad entrambe va bene seguitare così. Perché l'uomo non riesce ad imparare che si può vivere senza ammazzare? 

domenica 14 aprile 2024

Non cercare la gioia nelle cose lontane

 

È la frase che campeggiava sul lato interno della porta d'ingresso a casa dei miei genitori, illustrata con una graziosa barca a vela immersa in un mare tropicale ed a fianco un termometro che consultavamo sovente, specialmente ad ogni cambio di stagione. L'ho sovrapposta oggi ad una foto scattata ieri mentre passeggiavo con Maria Luisa lungo la ciclabile che fiancheggia il fiume Mella.

Forse potevo mettere qualcosa di diverso, magari più attinente all'operosità del laborioso insetto che si è lasciato immortalare in posa ravvicinata dal mio cellulare, proseguendo indisturbato il suo passaggio di fiore in fiore. Ma ho preferito lasciar libere le mie imperscrutabili associazioni d'idee di agire e le ho corredate con questo breve commento.

sabato 13 aprile 2024

Tempus fugit

 

In camera da letto ho ben tre orologi: due su ciascun comodino ed uno sul cassettone. Mentre spalanco le finestre per cambiare l'aria alla stanza, butto distrattamente l'occhio all'unica sveglia radio controllata presente sul comodino di mia moglie e, chissà perché, deduco che sia mal sincronizzata. Le altre due stanno segnando un'ora in meno, con ovviamente pochi minuti di differenza perché quella in cui solitamente imposto l'allarme per la sveglia, di proposito la tengo sempre un po' più avanti.

Ma è davvero possibile che il segnale orario, che arriva in onde lunghe da chissà dove, non sia davvero riuscito a tenerla in passo? Ho la soluzione: se illumino per un attimo lo schermo del mio smartphone, avrò l'immediato responso a cui credere. Qui non è questione di maggioranza, ma di precisione.

Con mia grande sorpresa, il cellulare mostra lo stesso orario dell'orologio che usa Maria Luisa. Aver dormito un'ora in più di quel che inizialmente pensassi, non ha contribuito a rendermi più reattivo e permettermi di mettere a fuoco subito il vero stato delle cose. Ancora incredulo mi aggiro per casa ed allineo altri segna tempo che sono sopravvissuti così a lungo senza il passaggio all'ora legale.

martedì 19 marzo 2024

La telefonata


 Tengo quasi sempre il cellulare in modalità aereo. Mentre lavoro è un atto dovuto; in altri momenti non so, forse per risparmiare la carica della batteria. E così mi capita di lasciarlo anche quando viaggio in automobile. E se non resta disattivo, generalmente è in modalità silenziosa.

Spesso non avverto la vibrazione e mi accorgo solo più tardi delle chiamate. Ieri sera però, mentre uscivo dall'ufficio, prima di salire in auto ho pure attivato il Bluetooth. Così se qualcuno chiama, posso rispondere subito, ho pensato fra me.

Certe cose le senti nel sangue prima che accadano. Mancavano ancora alcuni chilometri a Cremona e chiama Andrea, la telefonata più gradita che avrei potuto ricevere in quel momento.

Buona ombra


Già che ero sveglio presto ho approfittato per fare gli auguri ad un amico. Non perché lui sia padre, anche se in verità lo è di molti figli che ha in cura come pastore d'anime, ma perché in questa giornata dedicata a San Giuseppe è il suo genetliaco, per sfoderare un termine desueto.

E così scopro, ma farei meglio a scrivere "riscopro", la bellezza della genitorialità anche senza esse procreativi, senza essere padri nel senso proprio del termine avendo fatto da tramite con quel cinquanta percento di cromosomi affinché in una culla così mirabile come il grembo di una madre si sviluppasse da due gocce infinitamente piccole un nuovo essere infinitamente grande.

In quel piccolo seme le potenzialità c'erano già tutte e dobbiamo essere grati alla vita se siamo stati capaci di farlo crescere rigoglioso e forte come splendida creatura per fare un giorno altrettanto o perlomeno offrire un po' di buona ombra che tenga al riparo e dia sollievo nelle calure sempre più intense delle nostre fragili esistenze.

sabato 24 febbraio 2024

Per le vie del centro

 


Mentre mi muovo svogliatamente per le vie del centro e mi perdo tra le anse del mercato del sabato che anima la città riempita di tanti volti sorridenti e variegati, che non sembrano patire troppo le insidie di questo freddo pungente che muove in alto velocemente le nubi ed altrove addensa copiosi covoni di nebbia, incrocio Nicoletta che mi sfila di fianco senza puntare il suo sguardo verso il mio.

Estraggo una mano dalla confortante tasca e, mentre richiamo con voce decisa il nome della collega di Maria Luisa, le afferro garbatamente il braccio così che possa capire bene chi, nell'affollato via vai, si sia preso la briga d'intercettarla.

Mi accoglie un generoso sorriso, subito seguito dai complimenti per il libro di cui per altro avevo già ricevuto suoi commenti da mia moglie. Ma indubbiamente fa piacere sentirli rinnovati di persona. Aggiunge poi che all'inizio della lettura aveva pianto tanto, e posso comprendere bene le ragioni di questa grande empatia, ma poi... E le parole restano ferme nell'aria senza che lei abbia a completare la sua affermazione con qualcosa di esplicito e conclusivo di cui in effetti non c'era bisogno perché ben delineato dalla sua espressione di gioia intensa. "Salutami tanto Maria Luisa!" in rapido congedo ricco di buone sensazioni, come a volte non le possono trasmettere incontri fortuiti di maggiore durata che spesso ci frastornano con chiacchiere e notizie utili, ma che non riescono ad infondere un senso di amicizia vera.

Dopo la pubblicazione di alcune lettere scritte intorno ai vent'anni e sottratte all'oblio della scatola di latta in cui erano state riposte con cura da Santina oppure fortunosamente rinvenute da Maria Luisa fra le pagine di un libro di mia madre, penso sia giusto tornare ora a stendere una riflessione su qualcosa che mi sta a cuore, saldando un debito contratto alcuni mesi fa, quando ho pubblicato la copertina del libro e non ho voluto aggiungere tante parole di commento. 

E cosi, mentre allungo i passi in direzione radiale e mi allontano dal brulicante centro, mi vien da pensare che potrei distribuire gratuitamente alcune copie del libro a sconosciuti passanti con in cambio l'impegno di farmi avere tramite email un sintetico parere a lettura ultimata o anche abbandonata.

Il fatto che la quasi totalità di quanti si siano ritrovati fra le mani "Piccola anima" ci abbia restituito, in buona parte a me, ma ancor di più a mia moglie che è stata, e lo è tuttora, entusiastica distributrice, un giudizio ed un apprezzamento lusinghieri, non riesce a togliermi il desiderio di sapere cosa possa pensare un lettore che non mi abbia mai incontrato prima.