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sabato 18 giugno 2011

Matrimoni preziosi

E così, la prima domenica di giugno, siamo riusciti a celebrare le nozze d'oro di Maria e Filiberto. Con una certa trepidazione attendevo la ricorrenza del loro cinquantesimo anniversario di matrimonio già da diversi mesi. Ho sentito dire da mia suocera che a questa festa abbiamo tenuto soprattutto mia figlia Alessandra ed io, quasi a voler minimizzare il loro entusiasmo di sposi ormai non più tanto novelli. La nostra gioia è stata piena anche per il fatto di vedere mio suocero, non dico in forma, ma con un grado di salute accettabile, compatibilmente con tutte le traversie sanitarie che sta attraversando in questo ultimo periodo.

Ben comprendo il punto di vista dei genitori di Santina e Piera che non sentono più di gioire pienamente in questa vita che li ha portati ad essere separati definitivamente dalle proprie figlie. Ma come dice bene mia moglie Maria Luisa, bisognava fare festa anche per gli altri figli, Maurizio ed Alfredo, che sono presenti e portano avanti con compostezza la sofferenza per un congiunto che ormai non cammina più insieme a loro come un tempo. Sono stato orgoglioso di vedere i miei figli, e pure il nipote Davide, fare festa come si conviene per i loro nonni. Non ho visto tristezza sui loro volti e neppure occhi lucidi pensando a chi in quel momento non era accanto a loro. Hanno lasciato questi pensieri meno felici a chi li guardava un po' più da lontano, defilato fra i banchi intermedi della chiesa.

E poi di nuovo oggi un altro festeggiamento per le nozze d'argento di Mauro e Graziella. Mi sembra di vederli ancora che si scambiano baci appassionati sul marciapiede adiacente all'oratorio, da cui poi non si sarebbero mai allontanati troppo. Con la loro discreta presenza volta sempre al servizio, senza tanto clamore e senza troppe lusinghe per il prevosto di turno. Che poi si sà, i preti vengono e vanno e purtroppo assieme a loro anche tanti uomini di buona volontà. Ma non così per loro, perché del Vangelo vissuto nell'intimo della loro casa e testimoniato con coraggio nella quotidianità della vita comunitaria parrocchiale, hanno saputo essere formidabili interpreti.

Di Mauro ricordo soprattutto il sorriso aperto e sovrabbondande che poi negli anni ha lasciato il posto anche ad espressioni meno allegre: le stesse che riconosco nei miei tratti, quando mi metto di fronte allo specchio e scruto cosa vedono di me gli altri. L'allegria di questo comparrocchiano era così travolgente e contagiosa che, non ritrovarla nel procedere degli anni, faceva sembrare il mondo un po' meno bello di quello che è in realtà. Ma l'età nostra, quella di adesso, si caratterizza per avere genitori ormai anziani, con i problemi per la loro salute e gli affanni per andare avanti. Di certo sono queste le cose che spengono in noi gli entusiasmi giovanili e ci conferiscono aspetti più mesti e remissivi.

Anche se mi rendo conto che queste mie parole ne hanno tutta l'aria, il mio non voleva essere un discorso triste, pieno di nostalgia e di rimpianto per ciò che ormai non torna più. In realtà, almeno nelle intenzioni iniziali, mi premeva sottolineare l'importanza e la bellezza di fare scelte coraggiose come quelle che spingono due persone che si amano ad unirsi in matrimonio per tutta la vita. Quell'intraprendenza e perseveranza che non è più tanto in voga nelle nuove generazioni e che spinge i giovani a scelte di convivenza, evitando di fatto di formalizzare il proprio impegno di fronte alla comunità. Ad essi va il mio rispetto assieme però ad un caloroso incitamente per scelte responsabili per testimoniare veramente nei fatti l'amore che si fa vita per l'altro e non una scelta di comodo o convenienza.

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